Ben prima che si scoprissero ed identificassero tossine e altri agenti esterni, in grado di interferire con la normale fisiologia del nostro organismo, l'uomo aveva perfettamente chiara la necessità di "pulizia interna" del proprio corpo, quella che oggi chiamiamo disintossicazione, sostantivo dai mille aggettivi, a dimostrazione dell'interesse, anche commerciale, di questa esigenza. L'ambiente naturale, prima che l'uomo iniziasse a modificarlo, anche attraverso l'incessante sintesi di nuove molecole, conteneva già milioni di composti, inorganici e organici, passati al vaglio della selezione naturale, che hanno insegnato ai nostri antichi progenitori cosa mangiare e cosa non mangiare. Il risultato fu una sorta di "via di mezzo" fra la perfetta tollerabilità e l'effetto letale, che ha condotto allo sviluppo e alla "tradizione" (nel senso etimologico del "consegnare ad altri", cioè alle generazioni successive) di tecniche che oggi chiamiamo disintossicazione o detossificazione ma che, nei diversi popoli e nei diversi periodi storici, erano accomunate dal concetto di purificazione, che in qualche modo avvicinava materia e spirito, entrando nel campo stesso delle religioni. Un numero pressoché infinito di nuove sostanze, uscite dai laboratori dopo la sintesi delle prime molecole organiche (che gli storici della scienza fanno partire nel 1828, con l'esperimento di Friedrich WóhIer, che portò alla prima urea artificiale, ma che, in fondo, nascono dai sogni alchemici dei secoli precedenti) contribuisce ad inquinare l'ambiente che ci circonda, da cui attingiamo per alimentarci e per bere. Sostanze inorganiche tossiche (in particolare metalli pesanti), fosfati e polifosfati presenti nei fertilizzanti, detersivi, composti fosforati e azotati, diserbanti, antiparassitari, insetticidi, solventi industriali aumentano drammaticamente l'esigenza di ripulire il nostro organismo con tecniche valide. Madre Natura è maestra anche in questo.
